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Morire … nel “Frattempo”


Nel novero delle risorse esauribili e non ripetibili, quella principale, più scarsa, importante e di valoreè senza dubbio il tempo.
In ogni momento della nostra vita avere poco o molto tempo, fa la differenza, investirlo ben rende tantissimo, sprecarlo invece causa danni incalcolabili e senza recitare adagi di antica e profonda saggezza, sicuramente basta un solo momento per comprendere quanto di vero é racchiuso in detti popolari o semplicemente in queste poche righe.
Eppure un ragionamento tanto banale sembra essere straordinariamente difficile da mettere in pratica, prima nel nostro vissuto, anche diciamo domestico, e poi ancor di più nel lavoro e nella conduzione di macchine complesse come quelle dello Stato e mentre molte eccezionali menti si interrogano su come realizzare una società con tempi giusti, su come mettere a profitto la velocità consentita dalle nuove tecnologie e dall’era digitale, che pone proprio il tempo tra i paradigmi della sua straordinaria rivoluzione, in Italia, e in particar modo al sud, continuiamo a vivere in quello strano stadio del “frattempo”, tipico di chi preferisce l’osservare al fare.
In questo Paese dove tutti non hanno tempo, dove c’è il gioco delle perenni emergenze, dove ogni riforma partirà dalla prossima legislatura, dove la giustizia é senza tempo, dove i giovani sprecano anni parcheggiandosi nelle Università, dove i padri non invecchiano mai, dove tanto i lavoratori, quanto gli imprenditori preferiscono sempre rendite di posizione a scapito del progresso, dove tutti pensano che non sia mai arrivato il loro tempo, di “frattempo” purtroppo stiamo morendo.
In questo limbo, dove tutto accadrà domani e mai, oggi dove il taglio delle tasse, il ritorno del merito, la crescita, le speranze, sono sempre affidate a qualcun altro, dove il presente serve solo a giustificarsi per le lacrime e il sangue chiesto a tanti, ormai si sopravvive solo, ci si erode in questa triste accidia degli impotenti perché tutti ci raccontano che l’istante che stiamo vivendo non serve a niente, non é insomma come dire importante…
Invece é il contrario, é esattamente questo momento quello che cambia le cose domani, l’attesa é sterile non ha figli e genera solo stanchezza e sfiducia.
Bisogna tornare a pensare nei termini in cui si é consapevoli che l’oggi fa il domani, che il frattempo é solo un invenzione irresponsabile ed ipocrita che scarica sempre su altri le mancate scelte, che con coraggio dal piccolo delle nostre case, fino al vertice del nostro stato devono essere prese ed attuate oggi.
Abbiamo imparato tanto dalla nostra umana esperienza quanto dai testi, che crescere significa decidere ogni giorno, non fermarsi, non demandare, bisogna generare una continuità progressiva tra parole ed azioni, se non si vuole perdere fiducia, se vogliamo ritrovare forza e coraggio dobbiamo non solo vedere il tempo scorrere, ma nuotare nella sua corrente, per non morire di frattempo abbiamo bisogno di un presente dove le decisioni come i tagli agli infiniti sprechi, la trasparenza, la riforma della pubblica amministrazione, abbiano un effetto immediato. Non possiamo più attendere il domani, non possiamo più rubare altro tempo o diventeremo oggi gli assassini del nostro futuro.

Booktrailer – Lo Sviluppo Ecosostenibile


Da piccolo e giovane sogno a nuova impresa, una bella avventura da raccontare


Raccontare un lieto fine, o meglio un buon inizio, di questi tempi è raro, quindi tutte le volte che accade provo un grande piacere e una rinnovata speranza nel futuro di questo Paese.

La storia della quale parlo è iniziata ormai qualche anno fa e, nonostante le tante maree e onde contrarie, alla fine è riuscita a testimoniare, grazie alla caparbietà del sognatore, che navigare nelle acque della crisi sarà pure difficile, ma non è impossibile.

Questo piccolo racconto nasce grazie al cuore di un ragazzo, uno di quei giovani italiani che non si è arreso e ha deciso con forza di realizzare a casa sua il suo progetto di vita e di lavoro, il suo nome è Michele Spiezia e il luogo dove tutto accade è Pompei.

Tutto inizia con un’idea, realizzare un luogo di partecipazione collettiva che possa coinvolgere tutti, grandi e piccoli, vecchi e giovani intorno ad un gioco, uno sport. E nel farlo magari rivitalizzare il tessuto cittadino, recuperando luoghi abbandonati all’incuria e all’indifferenza del tempo.

Michele ha covato pazientemente questa idea, si è guardato intorno, ha girato, si è confrontato mille volte, spesso è stato deriso o hanno cercato di demotivarlo, di raccontargli che al Sud niente era possibile, se non avevi le giuste entrature, i soldi o gli amici giusti, ma lui ha insistito e alla fine ha trovato quello che cercava, il Golf su pista. Strano a dirsi, ma praticamente in Campania non esisteva questa disciplina! Michele più ci rifletteva, più le sue speranze prendevano forma, realizzare un minigolf a Pompei, come era possibile che nessuno ci avesse ancora pensato?

Da quel momento Michele non si è più fermato, è andato in Comune, ha trovato un terreno abbandonato, si è proposto di rivitalizzarlo, si è accollato mille oneri e nessun onore o diritto, ma ha sperato che tanto lavoro fosse riconosciuto ed ha iniziato, prima da solo, poi con l’aiuto di qualche amico, di un familiare, che con la forza delle braccia lo hanno aiutato a ripulire, sistemare, abbellire, poi ha preso qualche pista mobile e ha invitato gente a provare il gioco, a stare insieme con una mazza ed una pallina. Tutto questo lavoro da solo, senza finanziamenti, senza credito, ha seminato nel cuore degli altri la sua piccola idea e ha tentato di dargli forza con il suo impegno, ha costituito la sua società, la Golden Event, e poi l’ASD Minigolf Club Pompei.

Non nascondo la mia emozione: ho visto questo progetto nascere, crescere e germogliare nel cuore e nelle mani di questo ragazzo. Ho visto questo amico farcela, grazie alla sua inesauribile motivazione e voglia di riscatto, diventando rappresentante FIGSP per il Centro-Sud Italia e portando sul nostro territorio un’iniziativa nazionale: il Torneo-Evento denominato “South Italy Golf CUP”, previsto a Pompei dal 6 al 9 Settembre 2012. E’ con questo evento che Michele inaugurerà la struttura e mostrerà a tutti quanto la forza di un sogno e di un’idea dipendano dalla forza del sognatore, dell’uomo o degli uomini che ci hanno creduto e che non serve essere geniali o raccomandati per raggiungere un risultato, ma solo straordinariamente inamovibile nella ferma volontà di trasformare in realtà quello che si ha nel cuore. Come dicevo all’inizio questo più che un lieto fine è un grande inizio, per una bella storia che continuerà a raccontarsi per tanto tempo ancora.

A Napoli, (forse) hanno vinto anche i Giovani


Napoli è da sempre luogo dove si consumano eventi singolari, in tutte le loro accezioni, infatti il legame vero tra la città e i suoi cittadini è molto viscerale, tanto da aver costruito negli anni passati un’alternanza di amministrazioni che hanno sempre avuto come principale caratteristica quella di essere fortemente identificate dal Popolo, nella figura del Sindaco, visto di volta in volta come salvatore, tiranno o masaniello.

Il risultato del voto nelle ultime amministrative napoletane ha dimostrato fortissimi elementi di novità rispetto al più recente passato, come ad esempio una straordinaria partecipazione di giovani, un incredibile movimento di opinione nato sulla figura di Luigi De Magistris, che ha sconvolto gli equilibri partitici, ridisegnando completamente le mappe del voto, superando destra, sinistra, centro, convogliando le preferenze sul neo eletto sindaco, che ha saputo rappresentare meglio degli altri quella disperata voglia di giustizia e quella rabbia nei confronti dei partiti che ha caratterizzato, giustamente, l’animo di tanti.

Dunque, il risultato elettorale è sicuramente (ed è anche) una risposta, una punizione per chi ha governato male la città, ma anche per chi governa oggi Provincia e Regione e che evidentemente è stato poco convincente e poco capace di affrontare (e soprattutto risolvere) i problemi della città.

Come tutte le campagne elettorali, però, ora insieme ai consensi si deve raccogliere responsabilità e impegno da chi ha il mandato di governo e da chi ha quello di controllo, l’opposizione.

Napoli si è sicuramente data una scossa, quasi uno shock, lanciando un segnale straordinario e forse una piccola rivoluzione locale che potrebbe avere conseguenze importanti anche a livello nazionale.

Luigi De Magistris oggi è il nostro primo cittadino, per volontà della maggioranza degli elettori e, come responsabilmente ha fatto anche lo sfidante Gianni Lettieri, ora è il momento di investire fiducia ed energie per consentire alla città di ritrovare grinta e soprattutto futuro. Molte promesse ed impegni sono stati presi, oggi si cominci a lavorare subito per mantenerli, per riformare la macchina comunale, per far partire la differenziata, per dare un futuro alle aree di Napoli che sono da 20 anni ferme.

In attesa di decisioni ed atti amministrativi per recuperare etica, morale, orgoglio, civiltà, andate perse nei roghi della spazzatura o negli scippi a cittadini e turisti, ci si rimbocchi subito le maniche per far ripartire il lavoro, ridando fiducia ad imprese, artigiani e professionisti, rilanciando il turismo e una politica industriale vera per la città; si lavori per dimostrare di essere stati una buona scelta e che tanta speranza non sia stata dispersa o dissolta nei vicoli bui della vecchia politica.

Luigi De Magistris si è candidato per rappresentare il nuovo, assumendosi una grandissima responsabilità, vincendo, quella di poter essere il primo esempio nel Paese della politica che vince raccogliendo indiscriminatamente da tutti i ceti sociali e da tutte le aree della comunità: una grandissima voglia di cambiamento, quindi, guai se a questo punto fallisse.

Infine, mi rivolgo a lei direttamente, Sindaco: lei sa bene quanto siano stati determinanti i giovani in questa sua campagna elettorale, hanno rappresentato il nucleo dal quale è partito tutto, hanno formato quella catena di opinioni ed emozioni che le hanno poi consentito di vincere, il suo primo impegno, quindi, è nei loro confronti e per il loro futuro, non lo dimentichi e così che lei con la sua vittoria avrà conquistato il domani.

                                                                                              Angelo Bruscino

Questi fantasmi … della politica di Napoli


In questi ultimi giorni di campagna elettorale, mi sorprendo spesso a riflettere sulla condizione della città di Napoli. E tra gli slalom, tra i sacchetti di “monezza” e i parcheggi selvaggi, mentre sono preda delle buche stradali, mi accorgo con amarezza di essere, anche io, incappato nel peggiore dei gironi infernali in terra, quello dell’abitudine.

Le condizioni spaventose nelle quali versa il capoluogo cittadino sono diventate ormai una routine tale da considerarle quasi normali, genetiche alla stessa struttura della città, non sollecitano quasi più la rabbia e l’indignazione di nessuno. Gli stessi atti di stupida violenza ed incoscienza, come gli incendi dolosi della spazzatura, i cortei di disoccupati organizzati, di lsu, i saccheggi ai pochi turisti che si avventurano per le nostre strade, l’indifferenza generale alle regole banali di convivenza civile sono ormai diventati folklore, mito, barzelletta assurda, che tutti noi ormai usiamo non con ironia, ma con stupidità diffusa per raccontarci nella miseria di invivibilità nella quale siamo tristemente caduti.

Tra queste povere e spesso dissestate vie, passeggiando, li sento quasi i fantasmi del passato barocco, della Bell’Epoque partenopea, spesso invocati ed evocati da medium e politici vecchi e quasi nuovi che, incapaci di pensare o progettare il futuro, tentano di afferrare l’etereo passato, per riproporlo in salse agrodolci agli occhi, ma soprattutto alle orecchie di chi stancamente li ascolta. Pochi anzi pochissimi, invece, evocano il futuro, quello vero, fatto di proposte possibili, di impegno personale, non banali dichiarazioni del tipo “più posti di lavoro per tutti, strade più belle, raccolte differenziate al 70%, meno tasse” e poi via per immaginifiche astrazioni, non si spiega veramente come, con quali risorse, a carico di chi e in quanto tempo, si parla tanto di merito e di giovani, di legalità, di trasparenza. Ma dove sono i codici etici, le liste senza macchia, dove è il nuovo tra i candidati e nei partiti, se l’80% dei consiglieri uscenti, visti gli straordinari risultati passati di opposizione e di maggioranza, sono stati immeritatamente ricandidati, trasformisti compresi, dagli stessi partiti che inneggiavano al cambiamento radicale?

Questi sono gli spettri di Napoli, quelli da brivido, quelli che in carne e ossa ci lasciano nel limbo degli sconfitti, perché la loro è l’eterea presenza che tutto annebbia, nonostante questo, ogni momento elettivo è un momento democratico di scelta e di opportunità di cambiamento. Tra le liste e i candidati chiaramente il nuovo, il merito, la buona pratica e anche le buone esperienze sono presenti, come lo sono anche i progetti reali, la volontà e la speranza di rinascita, sono semplicemente difficili da scorgere perché sommersi da altro. Il nostro compito da elettori è individuarli, fare scelte consapevoli, affidare la città a chi veramente rappresenta un’opportunità per la comunità tutta e non sempre solo per se stesso e magari una volta tanto, scommettere sui giovani preparati e capaci, che non mancano e che di futuro davanti ne hanno tanto e, forse per questo motivo banale, più di tanti altri sono pronti a mettere in gioco ogni cosa per salvare se stessi e non ridursi come “Questi Fantasmi” che del domani hanno solo paura perché da tempo sentono di non farne più parte.

Angelo Bruscino

Qualcosa deve cambiare …


 

Qualcosa deve cambiare, qualcosa deve succedere e soprattutto deve succedere qui a Napoli, dove più alto si è fatto il malessere, dove si vive peggio in Italia (dati di un’ indagine nazionale del sole 24ore), dove la monezza regna sempre sovrana, dove vi è la maggior emigrazione di giovani, dove la burocrazia è più lenta, dove non ci sono più investimenti, insomma qui dove sembra che non succeda mai nulla, se non il peggio, deve assolutamente succedere qualcosa.

 

Perché è nei luoghi dove regna lo sconforto che una piccola fiamma fa più luce, è nel silenzio delle coscienze dove un battito d’ali fa più rumore, è dove non si cammina più che un piccolo passo può cambiarti la vita.

Questo inizio d’ anno è iniziato a voler essere scaramantici con tristi presagi, i mali dell’ anno precedente sembrano averci seguito nel nuovo, ma noi che siamo uomini di fede, alla fortuna preferiamo credere nel cuore delle persone e nella volontà di una città e dei suoi cittadini di riscattarsi, per questo con impeto di gioia e passione abbracciamo quelli che sono stati i migliori esempi, le migliori risposte ai tanti problemi che la città ha saputo dare in questo inizio d’anno da cittadini illustri e non, impossibile non pensare alla straordinaria battaglia che il Cardinale Crescenzo Sepe ha messo in campo, con tutti i parroci di frontiera, contro il malaffare, la criminalità, la camorra, contro il costume morale ed etico di una città che troppo spesso sembra essersi perduta, ma che riesce ancora a produrre uomini e proposizioni straordinarie.

Come straordinario è stato l’ appello rivolto a noi giovani Campani dal Presidente Napolitano, a noi che rappresentiamo il futuro dell’ intero paese è stato rivolto un incoraggiamento a metterci in gioco, a far sentire la nostra voce, come forte è stato il monito del Presidente a riportare la nostra generazione al centro dell’ istituzioni, della politica, dell’ impresa, raccomandazioni che da subito anche in città sembrano aver suscitato attenzioni e proposte che fanno ben sperare, non da ultima quella dell’ ex presidente dell’ Unione degli Industriali di Napoli, Gianni Lettieri che proponeva a noi ragazzi, quelli partiti e quelli che sono rimasti, ma comunque a quelli che ci credono ancora nel futuro della nostra terra, di farsi avanti e progettarlo loro il domani, disegnandolo, inserendolo nelle proposte politiche degli schieramenti, facendo sentire la voce dei migliori di noi, di quelli che hanno saputo creare opportunità con il loro lavoro per loro stessi e per la loro comunità, insomma sembrano i semi di una stagione che potrebbe essere veramente nuova, una stagione di cambiamento vero, dove il nuovo, il merito, il giovane possa trovare spazio, non facciamo sfuggire questa possibilità, forse l’ ultima, diamoci da fare, cambiamo le cose, scendiamo in campo a giocare la partita più importante, per noi stessi, per la nostra città, iniziamo a scrivere il domani, prendendo in mano per primi la penna, perché l’inchiostro del tempo si asciuga in fretta e non possiamo permetterci di lasciarlo asciugare su un foglio bianco, pronto a ricoprirsi di speranze ed azioni, mai scritte.

Angelo Bruscino

 

LA VERA RIFORMA E’ SOLO L’INNOVAZIONE


E’ un’analisi spietata quella di Ceva Grimaldi nel suo editoriale, ma non per questo meno veritiera, eppure come tutte le analisi e le riflessioni è anche un ottimo spunto, un’opportunità per tornare a parlare in maniera diversa di qualcosa come le riforme, unico strumento in grado di fare la necessaria differenza tra un paese che sceglie il progresso sociale ed economico, e quindi il futuro, e un paese come negli ultimi anni il nostro che ha preferito il limbo del “Frattempo”. Riformare lo Stato, la nostra società, dovrebbe significare soprattutto esprimere innovazione e, come ci insegnano i paesi più avanzati e quelli emergenti, innovare i sistemi lo si fa attraverso strumenti legislativi e non, che premino la partecipazione dei giovani e meritevoli talenti. Basti pensare che l’età media dei leader (politici, economici, scientifici), europei e non, è di 55 anni, contro i nostri ultrasettantenni rampanti, certo dire una cosa del genere nella nazione occidentale maggiormente gerontocratica è quasi blasfemia, eppure come diceva anche Ceva Grimaldi, cosa è più importante? Puntare a una nuova riforma elettorale che consenta al vecchio establishment di mantenere sempre e comunque le proprie poltrone, o puntare a recuperare le giovani energie di questo paese creandogli gli spazi e le opportunità necessari ad esprimersi? Con molto amaro, credo che tutti abbiamo constatato e ricordiamo le accuse fatte dai vari Padoa Schioppa e Brunetta ai nostri giovani “bamboccioni”, o la lettera indirizzata al figlio dal Direttore Generale della Luiss, in cui lo invitava a lasciare l’Italia, un paese a detta sua senza speranza. Momenti che hanno suscitato grande clamore, indignazione, repliche, ma poca azione legislativa, e nessuna sostanza, nessuna proposta vera per riformare un paese che non crede nel proprio futuro, che preferisce continuare a correre disperatamente a destra e a sinistra dei partiti, per cercare soluzioni ai problemi delle singole caste, che devono garantirsi la resistenza nel tempo, ma non desiderano il ricambio. Abbiamo un po’ tutti perso la voglia di rischiare, di credere che per essere migliori dobbiamo dare spazio alle novità, soprattutto quelle anagrafiche, perché fresche, piene di stimoli e propulsione al futuro, doti che con l’ avanzare dell’età fisiologicamente si perdono, insomma si fa un grande parlare di nuove energie e ci si dimentica che nel capitale umano, le uniche energie pulite e rinnovabili, nonché le più importanti, sono proprio le nuove generazioni. I nostri amministratori, i politici, gli imprenditori, i professionisti, i cittadini, vogliono puntare davvero a qualche riforma utile, a risollevare le sorti dell’Italia? Bene, prendano esempio dai tanti padri nobili, che pure ci sono stati, che hanno saputo accompagnare il futuro affidandolo nelle mani di chi lo avrebbe dovuto ereditare, dandogli l’ opportunità di forgiarlo con le proprie forze e secondo i bisogni nuovi, di una società che viaggia ad altissima velocità e dove, strano a dirsi, sembra che restare giovani sia un problema, ma essere già vecchi sia un vantaggio insuperabile.

link : http://terranews.it/opinioni/2010/08/la-vera-riforma-e-solo-linnovazione-di-angelo-bruscino


FORMARSI PER IL FUTURO: I GIOVANI E LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE


Lo Sviluppo Ecosostenibile


ecosostenibile

libro

Il vasto Problema Ambiente racchiude in sé le basi della realizzazione dello sviluppo, inteso sia come necessità di una produzione sostenibile rispetto alle risorse naturali disponibili sia come sostenibilità nel tempo del benessere individuale e sociale.

Se la sostenibilità deve diventare cultura diffusa e stile di vita dei cittadini al pari di altri princìpi come la democrazia e la libertà, concepire la diminuzione dell’inquinamento come una riduzione della produzione di beni e servizi, comporterebbe una caduta della qualità della vita. È molto importante continuare a produrre tutto quello di cui abbiamo bisogno ma consumando meno energia e meno materiali.

È necessario sviluppare una nuova coscienza tramite l’apprendimento delle regole da seguire non solo per la salvaguardia del territorio ma per il futuro sviluppo economico e sociale, migliorando le condizioni di Ben-Essere di tutti.

Note sull’autore:

Autore di numerosi articoli in materia di sviluppo sostenibile e docente in corsi di formazione promossi e finanziati dalla Regione Campania in campo ambientale, Angelo Bruscino aggiorna costantemente l’approfondimento e lo studio di nuove possibilità per lo sviluppo sostenibile, coordinandoli con un’esperienza diretta in campo imprenditoriale.


Dettagli del libro

Recessione, questione prioritaria


L’ Italia è in recessione e la nostra regione – dati alla mano – potrebbe facilmente candidarsi a capolista delle economia stagnanti e con il segno meno. Nonostante le ottime iniziative degli scorsi giorni per il rilancio dei poli economico-industriali, che, se Dio vuole, vedranno luce solo tra un lustro, c’è un assoluto bisogno di misure che possano dare respiro nell’immediato agli uomini e alle imprese che resistono e insistono sul nostro territorio.
Ormai la stagione turistica è finita (in maniera disastrosa, con il 30 per cento in meno delle presenze) e con essa l’ opportunità di ridare a Napoli una boccata di ossigeno. I commercianti dicono di non avere mai vissuto una stagione tanto negativa da decenni, con il consumo delle famiglie ridotto al lumicino. La borsa tracolla e tradisce sopratutto i piccoli risparmiatori. Dulcis in fundo, i nostri amministratori stentano a rispondere alle esigenze di tutti, continuando ad essere litigiosi e incoerenti e stimolando, a livello locale, la sfiducia e la depressione economica .Restano le associazioni di stampo industriale, sindacale e civile, ma anche queste, spesso, sono allo sbando e alla ricerca di valori e leader nuovi, nei quali credere e con i quali rilanciare uno svecchiamento necessario e propedeutico alla crescita del nostro territorio. Che, si spera, possa aprire nuove stagioni anche in altri ambiti.
Tanto per ribadirlo, questa riflessione non vuole essere una sterile critica, anche perché non mancano gli esempi positivi e le iniziative che puntano al rilancio. Ma le progettualità sono spesso e per definizione a lungo termine. Mentre il problema da affrontare è tanto urgente, quanto posizionato nel tempo presente. Dare risposta a un’emergenza come quella attuale, di fiducia nel sistema Campania, è difficile, perché necessita di una costruzione, di uno sforzo congiunto di tutte le forze presenti su un territorio. ” un compito arduo perché deve essere “concreto”, dimostrando da subito garanzie reali, come quelle date dalla politica in primis, che programma il futuro del territorio in maniera definita e non sfumata. Omogeneizzando le iniziative e seguendo scelte condivise da chi, poi, nel territorio investe, sia in termini economici che di istruzione e formazione. Garantendo la sicurezza, la presenza dello Stato e delle regole. Stimolando gli investitori–imprenditori e i cittadini a fare uno sforzo. Indicando le linee guida di un futuro dai contorni certi, che risponda alle vocazioni tecnologiche, turistiche e industriali di eccellenza.
Dare queste risposte è possibile solo riscoprendo il dialogo tra le parti come strumento principe per creare le fondamenta di questo possibile presente-futuro. Occorre riattivando in maniera seria la partecipazione del mondo associativo (datoriale, sindacale, civile), che da sempre è riferimento per tutte le categorie. Una partecipazione che deve puntare ad essere propositiva e alla costruzione di un rapporto di reciproca fiducia.
Il periodo storico che oggi ci troviamo ad affrontare è fatto di grandi cambiamenti. Forse anche per questo ci sembra di vivere una stasi e una regressione dei valori, delle idee, degli uomini in generale. Ma è nel cambiamento e soprattutto nelle difficoltà che si formano i nuovi leader, i grandi uomini di cui si sente sempre più il bisogno (si veda l’ascesa in America di Obama), i nuovi ideali, le nuove mission cui puntare, i nuovi giovani e i nuovi vecchi. Personalmente, l’importante è non sentirsi uomini e soprattutto Imprenditori del “frattempo”. Vorremmo evitare di avere anche solo la sensazione di lavorare e vivere in quel tempo intermedio tra passato e futuro senza sapere bene dove e a chi guardare. La nostra sfida è e resta sempre: di essere gli uomini del “domani”. Il “frattempo” è l’unico tempo che proprio non ci possiamo permettere

http://www.denaro.it/VisArticolo.aspx?IdArt=545551&KeyW=BRUSCINO