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“VENTI ASSUNZIONI IMMEDIATE NELLA MIA AZIENDA SE POTRO’ SCEGLIERE SEMPRE IL MERITO”


Ho scritto a Napolitano, Monti e Fornero e ufficialmente lancio una proposta di non poco conto, a dimostrazione del vincolo che l’Art. 18 e le troppe forme contrattuali vigenti sono per lo sviluppo imprenditoriale.

Di seguito il testo della lettera inviata a Napolitano:

Egregio Presidente, è mio interesse, come presidente del Gruppo giovani della Confapi Campania, Federazione a rappresentanza delle Pmi, esprimere un’opinione sulle politiche del lavoro, tema dibattuto dal Governo proprio in questi giorni. Le premetto che la mia lettera contiene un  impegno da parte mia a favore di venti nuove assunzioni, qualora qualcosa mutasse. Un impegno che comunico a Lei e che intendo rendere pubblico, una promessa seria, dunque, e di non poco conto, visti i tempi, a dimostrazione della valenza di quanto sto per dirLe per un imprenditore.
A mio parere, non si può parlare dell’Italia del domani senza parlare del mercato del lavoro di oggi, né si può pensare a costruire un futuro per il Paese e le sue giovani generazioni senza riformare il nostro modo di intendere, creare e sviluppare l’ingresso, la formazione e l’uscita tanto delle nuove, quanto delle vecchie leve, che dalla catena di montaggio alla cattedra universitaria, alla conduzione di un’azienda hanno il compito di creare ricchezza e benessere sociale per la nostra nazione.
Ebbene una riforma del lavoro, vera, non dovrebbe prescindere dal riconoscimento del merito, operazione oggi quasi impossibile a causa di norme che non consentono il superamento di ostacoli formali, che impediscono tanto alle aziende quanto ai lavoratori di esprimere il meglio di sé.
L’Art. 18 non è sicuramente l’unico o il più importante degli elementi da riformare, ma è senza dubbio l’elemento politico e culturale che ha caratterizzato per tanti decenni una propensione del lavoro unica nel suo genere in Europa e forse nel mondo occidentale, che ha creato rendite di posizione che hanno portato il Paese ad una lenta, ma costante, crisi della capacità operativa e produttiva del suo sistema industriale, ad un allontanamento degli investitori internazionali e, in generale, a una cristallizzazione della contrattazione tra imprese e lavoratori, che ha generato il precariato senza prospettive dei nostri giovani e l’asimmetria terribile tra una classe di lavoratori vecchia e troppo privilegiata ed un’altra senza protezioni.
Come imprenditore, che guida con la sua famiglia un gruppo di imprese che in Campania dà lavoro a circa 150 persone, come rappresentante del mondo delle PMI italiane e come giovane italiano, sento forte il bisogno di chiederLe non solo di unificare le tante norme ed i mille contratti applicati, ma soprattutto di darmi questa possibilità: quella di scegliere e riconoscere sempre il merito nella mia azienda e tra i miei lavoratori, liberandomi da vincoli assurdi, come quello di trattenere per l’intera vita lavorativa chi non si sa mettere in gioco, chi non lavora sul serio, chi non rende giustizia a milioni di italiani che ogni mattina insieme a me scommettono sulla crescita del nostro Paese.
Non voglio solo fare richieste, voglio anche formalmente impegnarmi, come premesso. Prendo, quindi, un solenne impegno con Lei, con il presidente Monti e con la ministra Fornero, a cui pure scriverò della mia intenzione, quello di assumere immediatamente venti lavoratori, allorquando da imprenditore avrò la certezza di poter operare tante assunzioni quanti licenziamenti, lì e quando fosse necessario. Io, come tanti, credo che la riforma del mercato del lavoro sia una delle vere opportunità per consentire a tutti, giovani e vecchi, una società più coesa e più giusta e per consentire al Paese di ritornare a crescere per esprimere il potenziale straordinario che da sempre è stato riconosciuto all’Italia, alle sue imprese e ai suoi lavoratori.

Qualcosa deve cambiare …


 

Qualcosa deve cambiare, qualcosa deve succedere e soprattutto deve succedere qui a Napoli, dove più alto si è fatto il malessere, dove si vive peggio in Italia (dati di un’ indagine nazionale del sole 24ore), dove la monezza regna sempre sovrana, dove vi è la maggior emigrazione di giovani, dove la burocrazia è più lenta, dove non ci sono più investimenti, insomma qui dove sembra che non succeda mai nulla, se non il peggio, deve assolutamente succedere qualcosa.

 

Perché è nei luoghi dove regna lo sconforto che una piccola fiamma fa più luce, è nel silenzio delle coscienze dove un battito d’ali fa più rumore, è dove non si cammina più che un piccolo passo può cambiarti la vita.

Questo inizio d’ anno è iniziato a voler essere scaramantici con tristi presagi, i mali dell’ anno precedente sembrano averci seguito nel nuovo, ma noi che siamo uomini di fede, alla fortuna preferiamo credere nel cuore delle persone e nella volontà di una città e dei suoi cittadini di riscattarsi, per questo con impeto di gioia e passione abbracciamo quelli che sono stati i migliori esempi, le migliori risposte ai tanti problemi che la città ha saputo dare in questo inizio d’anno da cittadini illustri e non, impossibile non pensare alla straordinaria battaglia che il Cardinale Crescenzo Sepe ha messo in campo, con tutti i parroci di frontiera, contro il malaffare, la criminalità, la camorra, contro il costume morale ed etico di una città che troppo spesso sembra essersi perduta, ma che riesce ancora a produrre uomini e proposizioni straordinarie.

Come straordinario è stato l’ appello rivolto a noi giovani Campani dal Presidente Napolitano, a noi che rappresentiamo il futuro dell’ intero paese è stato rivolto un incoraggiamento a metterci in gioco, a far sentire la nostra voce, come forte è stato il monito del Presidente a riportare la nostra generazione al centro dell’ istituzioni, della politica, dell’ impresa, raccomandazioni che da subito anche in città sembrano aver suscitato attenzioni e proposte che fanno ben sperare, non da ultima quella dell’ ex presidente dell’ Unione degli Industriali di Napoli, Gianni Lettieri che proponeva a noi ragazzi, quelli partiti e quelli che sono rimasti, ma comunque a quelli che ci credono ancora nel futuro della nostra terra, di farsi avanti e progettarlo loro il domani, disegnandolo, inserendolo nelle proposte politiche degli schieramenti, facendo sentire la voce dei migliori di noi, di quelli che hanno saputo creare opportunità con il loro lavoro per loro stessi e per la loro comunità, insomma sembrano i semi di una stagione che potrebbe essere veramente nuova, una stagione di cambiamento vero, dove il nuovo, il merito, il giovane possa trovare spazio, non facciamo sfuggire questa possibilità, forse l’ ultima, diamoci da fare, cambiamo le cose, scendiamo in campo a giocare la partita più importante, per noi stessi, per la nostra città, iniziamo a scrivere il domani, prendendo in mano per primi la penna, perché l’inchiostro del tempo si asciuga in fretta e non possiamo permetterci di lasciarlo asciugare su un foglio bianco, pronto a ricoprirsi di speranze ed azioni, mai scritte.

Angelo Bruscino